RIFUGIO MANDRON - (2.449 m) ADAMELLO
Il rifugio Mandron si trova nella parte alta della Val Genova, la più bella valle del Parco Naturale Adamello-Brenta, famosa anche per le Cascate di Nardis (che si possono osservare anche passando in auto attraverso la lunga strada che porta al Rifugio Debole, partenza della nostra escursione).
La Valle di Genova è particolarmente ricca di acqua, di paesaggi geografici e biologici; è un solenne solco a modellamento glaciale, caratterizzata da un profilo longitudinale a gradinata. L'azione erosiva della Sarca e dei suoi numerosi tributari, ha plasmato il paesaggio attuale con molteplici gole, cascate, rapide e marmitte dei giganti fluviali. La Valle presenta anche numerose frane di crollo, che hanno creato paesaggi selvaggi ed è coperta da un fitto manto boschivo.
Descrizione del percorso
Dal Rifugio Bedole (1.644 m) si imbocca il sent. 212 che, nel bosco di conifere, rimonta con numerosi tornanti le balze rocciose che stanno alla base della Val Ronchina. Oltrepassato il punto panoramico di "Mezzavia" con vista sempre più ampia verso i ghiacciai della Lobbia e del Mandrón, si superano, aiutati da facili tratti attrezzati, due esposte cenge dei Crozzetti, dove si incontra il bivio con il sentiero "Adolfo Migotti" (bivio 220) che lungamente traversa verso il Passo Cercen. Il nostro itinerario continua a traversare per i vasti terrazzamenti salendo con lunga diagonale fino al ripiano dove si trova il Centro Studi Adamello "Julius Pajer" che illustra, con interessanti pannelli e modelli topografici, l'affascinante mondo dei ghiacciai. Transitando poi nei pressi dei ruderi dell'ex Rifugio Lipsia, distrutto nel corso della Prima guerra mondiale, si prosegue in quota passando a monte del cimitero militare e si giunge in breve alla chiesetta del Mandron e al vicino Rifugio Mandron, situato a monte di alcune conche glaciali che ospitano i laghetti del Mandron, al centro di uno scenario alpino di rara bellezza.
Difficoltà: impegnativo
Dislivello in salita: 880 m
Lunghezza 6 km per direzione
Tempi di cammino: 5/6 ore complessive
La Valle di Genova è particolarmente ricca di acqua, di paesaggi geografici e biologici; è un solenne solco a modellamento glaciale, caratterizzata da un profilo longitudinale a gradinata. L'azione erosiva della Sarca e dei suoi numerosi tributari, ha plasmato il paesaggio attuale con molteplici gole, cascate, rapide e marmitte dei giganti fluviali. La Valle presenta anche numerose frane di crollo, che hanno creato paesaggi selvaggi ed è coperta da un fitto manto boschivo.
Descrizione del percorso
Dal Rifugio Bedole (1.644 m) si imbocca il sent. 212 che, nel bosco di conifere, rimonta con numerosi tornanti le balze rocciose che stanno alla base della Val Ronchina. Oltrepassato il punto panoramico di "Mezzavia" con vista sempre più ampia verso i ghiacciai della Lobbia e del Mandrón, si superano, aiutati da facili tratti attrezzati, due esposte cenge dei Crozzetti, dove si incontra il bivio con il sentiero "Adolfo Migotti" (bivio 220) che lungamente traversa verso il Passo Cercen. Il nostro itinerario continua a traversare per i vasti terrazzamenti salendo con lunga diagonale fino al ripiano dove si trova il Centro Studi Adamello "Julius Pajer" che illustra, con interessanti pannelli e modelli topografici, l'affascinante mondo dei ghiacciai. Transitando poi nei pressi dei ruderi dell'ex Rifugio Lipsia, distrutto nel corso della Prima guerra mondiale, si prosegue in quota passando a monte del cimitero militare e si giunge in breve alla chiesetta del Mandron e al vicino Rifugio Mandron, situato a monte di alcune conche glaciali che ospitano i laghetti del Mandron, al centro di uno scenario alpino di rara bellezza.
Difficoltà: impegnativo
Dislivello in salita: 880 m
Lunghezza 6 km per direzione
Tempi di cammino: 5/6 ore complessive
CURIOSITA'
L'itinerario che conduce al Rif.Mandron costituisce la prima tappa del percorso dedicato all'appassionato glaciologo Vigilio Marchetti.
L'itinerario che conduce al Rif.Mandron costituisce la prima tappa del percorso dedicato all'appassionato glaciologo Vigilio Marchetti.